Primo dubbio o problema: Come è possibile che un cantante rock tragga lo stesso beneficio di un cantante classico o di musical da una stessa tecnica vocale?

Con questa mini serie di due articoli (Clicca qui per la seconda parte) spero di riuscire a spiegare come tutto ciò non sia solo possibile, ma anche piuttosto probabile.

Parliamo innanzitutto del corpo e della voce. Il corpo è il nostro strumento. Come un violinista ha il suo strumento, o un pianista, o un flautista, o un bassista…. Ecco, nel caso del cantante lo strumento è il corpo. E il corpo ha le sue regole.

Prendiamo ad esempio un campo dove il corpo viene trattato con molta attenzione: lo sport.

Nello sport si dedica molta attenzione a due elementi fondamentali:

  • La comprensione del funzionamento della muscolatura e al suo controllo.
  • La comprensione dei meccanismi della mente e il suo controllo nei momenti di “pressione”.

Per ora concentriamoci sull’aspetto puramente fisico.
Il corpo sa fare perfettamente il suo lavoro. Anzi, i suoi tanti lavori. E uno di questi è compensare.
Cioè, qualsiasi sia il “lavoro” che deve fare, il corpo è progettato in un modo tale da riuscire a farlo sempre e comunque. Questo vuol dire, per esempio, che se io ho dolore da qualche parte – diciamo, per esempio, che mi sono fatta male ad un piede – il mio corpo mi permette comunque di camminare e muovermi. Solo che me lo fa fare in un modo buffo e strano: zoppicando. Chiaramente, zoppicare mi porta comunque avanti e mi fa andare dove voglio. E anche se riesco a controllare questo andamento posso anche renderlo il meno evidente possibile…. Però, ciò che a quel punto sarà piuttosto possibile è che io finisca per attivare qualche altro problema. Da qualche altra parte. Fianchi, schiena… Dovunque può capitare. Perché? Perché sto creando degli squilibri nel corpo e il corpo stesso cerca di “aggiustarsi” alle nuove situazioni.
E ad un certo punto si inizia a provare dolore.

Il dolore che si percepisce può non essere quello da cui tutto ha origine!

Vi racconto brevemente come questa cosa mi abbia colpito personalmente. La mia malattia autoimmune fa sì che il lato sinistro del mio corpo sia notevolmente indebolito rispetto al destro. Vale per tutto: braccio, gamba, viso. Tutto. Ora, io faccio di tutto per tenermi molto attiva e mantenere la muscolatura forte. E ci riesco abbastanza. Ma c’è stato un periodo in cui, per qualche strano motivo, mi facevo continuamente male alla gamba destra. Strappi, lividi, ecc. Perché? Facile. Perché con la destra, senza rendermene conto, cercavo continuamente di compensare le debolezze della sinistra. Ma i problemi non li sentivo a sinistra… Si creavano a destra! Chiaro, no?

Ora, tornando a noi, un atleta sa che è molto importante prendersi cura di un problema fisico il più velocemente possibile. Perché? Perchè la tensione compensatoria, o secondaria, può diventare un problema molto maggiore della ferita iniziale.

 

Come si applica questo alla voce?

Beh, la maggior parte delle persone usano la voce come l’hanno sempre usata. E questo include mantenere alcuni squilibri nella qualità stessa della loro voce. Un cantante professionista può aver trovato una sorta di convivenza con questi eventuali squilibri, ma, nel momento in cui si crea un problema…. Cosa fa per sistemarlo?
E cosa succede a chi invece non ha mai studiato e quindi non ha imparato ad usare la voce nel modo giusto corretto – libero? Probabilmente queste persone pensano che la loro voce sia la voce “naturale”. Senza addentrarci troppo in questo concetto, io personalmente penso che più che “naturale”, questa voce si possa definire “abituale”, intendendo con questo che si usa così perché ci si è semplicemente abituati a forza di movimenti compensatori….

 

Facciamo un esempio perché così si capisce meglio.

Uno degli aspetti su cui tutti sono determinati a voler lavorare per ottenere risultati migliori è quello delle note alte. Espandere l’estensione vocale è il desiderio di tutti.
Quando cantiamo verso l’acuto, con una scala ascendente o con una “sirena”…. Cosa succede? Si va incontro al cosiddetto “passaggio” o punto di rottura. Cioè, ad un certo puto, la voce sembra rompersi e passare da un tono pieno e potente ad uno soffiato e flebile.
Vi è mai capitato? Se siete addentro alla vocalità, sicuramente. Se non lo siete… Provate adesso e poi mi dite.
Accademicamente parlando questa cosa ha dei nomi precisi – voce di petto, voce di testa, falsetto, passaggio, ecc. Ma se vogliamo proprio proprio essere sinceri, la terminologia nel nostro caso non è poi così importante. Quello che conta, per adesso, è il sentire che questa cosa accade.

Ora però, è totalmente possibile controllare questa rottura e non farla accadere. E’ possibile non far sentire questa rottura e uniformare completamente il suono dal basso verso l’alto e viceversa.
Ma cosa cambia quando io lo faccio bene, se confrontato a quando lo faccio male? Onestamente? Ho cambiato qualcosa nella respirazione? Nella posizione della bocca? Nella laringe? Cosa? La verità è che dall’esterno non si vede. Non si capisce…. Perché è qualcosa che io faccio dentro. E che non vedo. Non controllo in maniera visibile.

Quando la voce non funziona e si rompe cosa sento?

Esternamente direi poco o niente. Ma emotivamente è imbarazzante… Così tanto che mi metterò a fare di tutto per “risolvere il problema“, e ciò perché la rottura non accada più… ed è qui che, se non lavoro nel modo giusto, inizierò a mettere in atto tutta una serie di compensazioni non controllate. Come lo zoppicare di cui parlavamo prima. E come tutte le compensazioni secondarie che il corpo metteva in atto li. Ad esempio, Se ho sempre lavorato con consapevolezza della tecnica vocale, cercherò di lavorare sul sostegno, oppure sul palato, sbadiglierò fino ad indurmi il sonno vero, aprirò la mia bocca fino all’infinito… Cercherò di costruire una specie di impalcatura fino ad ottenere che il famoso passaggio non si senta più.
Ma a quale prezzo?

Il punto è questo. Sono tutte cose giuste. Ma è sbagliato l’approccio.

Non essendo tangibili, percepibili, osservabili, tutti questi concetti (diaframma, laringe, maschera….) rischiano di essere affrontati dal cervello nel modo in cui può… con gli strumenti cognitivi che già sono in atto…..
Ma molto spesso, questi strumenti cognitivi sono parziali, limitati, o proprio cresciuti con le basi sbagliate e quindi inadeguati per percepire e controllare nel modo giusto la muscolatura.

I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati…. (A. Einstein)

E quindi? Cosa succede?…. Indovina? Esatto! Iniziamo a mettere in gioco muscolatura di compensazione. Moltissime persone hanno preso quest’abitudine, anche se hanno cantato per decenni, proprio, in questo caso, per evitare quel “crack” ed avere un buon suono, in qualche modo.

 

Come si risolve il problema? Il punto è questo. Avere accesso a questa muscolatura in modo nuovo diverso rende tutto più semplice.
Proprio come dicevamo per lo sport. Si tratta di avere accesso alla percezione corretta della muscolatura. E di conseguenza alla gestione corretta della stessa muscolatura.

Nel prossimo articolo continuerò a parlare di questo argomento e fornirò le risposte che, ho potuto constatare, hanno aiutato me in primo luogo, e conseguentemente, tutti gli allievi con cui ho lavorato.

Restate in zona!

 

Nel frattempo, come sempre, puoi iniziare a lavorare leggendo l’ebook gratuito o guardando il Corso di Canto che ho pubblicato anche nella sua versione introduttiva gratuita!